Una salita molto ripida

C'era una volta una salita molto ripida...
@Virgola




Alle volte una pensilina, sulla via del ritorno, diventa rifugio dalla pioggia o dal sole forte, sosta per le gambe, ed è lì che una signora dai capelli argento: Giselle,  chiese permesso di sedere al signor Antonio. 
Un uomo dai capelli silver, in compagnia di un barboncino bianco sedutogli di fianco, con il muso appoggiato alla panca e le zampe distese. 
Giselle portava una busta della spesa e un bastone, Antonio un guinzaglio e un giornale che piegò in quattro parti e ripose tra se e il cane. Un "Buongiorno" ricambiato accompagnò lo scambio di sguardi tra i due e immediatamente si distinsero due accenti: 
la voce femminile aveva un inclinazione che ricordava la Francia, quella maschile una dominazione francese,insomma era Napoletano. L'attesa alle volte si rivela un occasione di chiacchiera, buona medicina per una vita che centellina ormai piacevoli imprevisti
Il peloso faceva da spartiacque senza cedere un centimetro, guardava un punto fisso nel vuoto con aria indifferente. La panca era scomoda, aveva una seduta sospesa dal selciato, costringeva a tenere le gambe distese perché troppo bassa. Niente di ergonomico, doveva essere passato nella testa dell' architetto quando l'aveva disegnata. Giselle, lo sapeva bene, si trovava all'angolo della panca in bilico come su uno spillo, per poter guardare quel vecchietto sorridente che le stava di fianco. 
Pian piano i due si scambiarono opinioni sul tempo, come accade quando per troppo imbarazzo non si sa cosa dire. 
Chi guardava da fuori era catturato da una cosí insolita, quanto banale, "chiacchieratafuoridaltempo", tanto che una ragazza sul marciapiede opposto non poté resistere dallo scattare una foto...
                                                   
Intanto i due dai capelli silver erano sempre più fuori dal tempo, sarebbe potuto nevicare attorno non si sarebbero accorti di nulla. All' improvviso il vento fece disordine tra i capelli di Antonio, tanto disordine che Giselle non poté far a meno di ridere e quasi istintivamente allungare la mano come a voler metter ordine, ma la ritirò subito, quasi l'inconscio l'avesse ammonita. Antonio non si mosse di un centimetro, stupito dal fatto che le sue storie buffe, di quando era il giovane garzone del salumiere, tenessero così viva la concentrazione di Giselle.

Il vento tiepido che aveva sorpreso i due, era quello di una mattinata che appartiene ad una nuova stagione, che sa di un nuovo inizio...

Qualche giorno dopo, i due Silver, erano nuovamente alla pensilina, ma questa volta Antonio portava le buste e il cane seguiva paziente il ritmo morbido con il quale affrontavano la salita, era la volta  di una storia ambientata in Francia, era Giselle a raccontare, di quando suonava l'arpa al conservatorio di Bordeoux. Mentre ricordava sul volto sparivano le rughe, i capelli tornavano rossi come a vent'anni, Antonio non sapeva nemmeno come fosse una arpa, la confondeva con la viola ma non osava interromperla, era catturato da quelle parole, tanto che si poteva sentire ancora il suono di quello strumento. 
La ragazza che li osservava, era convinta che quelle storie sarebbero state raccontate ancora ed ancora da Antonio e Giselle, perché ormai la pensiline era diventata una macchina del tempo, da  potevano andare ovunque senza bastoni o biglietti aerei...




Commenti

  1. Che tenera e dolce storia..hai la capacità di farmi entrare nei tuoi racconti.. ed uscirne sempre stupita!!❤❤

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